SUMMER MASH UP

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In estate succedono cose

Si lavora di meno (in genere), si viaggia di più, si suda, si fanno incontri, ci si diverte (se possibile). Durante la bella stagione si avvicendano feste e sagre e soprattutto ci sono un sacco di concerti. E dopo le magre passate stagioni in cui siamo stati relegati in casa per via della pandemia, questa estate 2023 verrà ricordata come una sorta di liberatorio e confortante ritorno alla socialità ed al divertimento collettivo. Pertanto, il vostro corrispondente, armato di buona volontà, ma anche ispirato dalle sensazioni del momento e dai propri (discutibili) interessi musicali ha capato nel mazzo alcuni eventi sonori di cui riporta, in queste brevi note, le proprie personali sensazioni Si tratta dei concerti di Mannarino, Nu Genea, Madame, Diodato e Rapahel Gualazzi (special guest), tenutesi tutti a Roma con la sola eccezione del Rapha nazionale. Ma procediamo con ordine. 

Il 16 giugno il Tour “Corde 2023” di Alessandro Mannarino fa tappa alla cavea dell’auditorium parco della musica

Vestito di scuro e dalla scura chioma, l’artista si pone sul palco con un bel gruppo sonoro in cui spicca la bravissima Lavinia Mancusi, presenza fissa e rassicurante. Il popolo romano acclama e si diverte per tutta la durata dello spettacolo che inanella brani tratti dai suoi cinque dischi finora realizzati a partire da quell’ormai lontano esordio del 2009, con il “Bar della rabbia”. Il concerto è molto composto, ritmicamente meno festaiolo della precedente esperienza del 2022 quando Alessandro ci aveva fatto ballare e dimenare con grande gioia, grazie alla proposizione dei brani tratti da “V”, all’epoca la sua ultima fatica, che gli era valso anche il primo posto in classifica. L’auditorium è un luogo più formale, dove in genere l’acustica è ottima, ma non è possibile pogare, causa rigide regole organizzative. Ma, verso la fine del concerto Mannarino ha chiamato a raccolta i suoi adorati fans del parterre che si sono alzati tutti in piedi e si sono raccolti sotto il palco per intonare quello “Scetate Vajò” che insieme a “Me So’ imbriacato” sono di sicuro i suoi due cavalli di battaglia (anche se le mie favorite rimangono “Apriti cielo” e “Cantarè”). Uniche pecche del concerto gli effetti luminosi sparati sul pubblico e un tipo seduto alle mie spalle che conosceva (purtroppo) a memoria e cantava senza ritegno tutte le canzoni.

Il 28 giugno, si cambia arena. Sono di scena i “Nu Genea” al festival Rock in Roma alle Capannelle.

Il duo partenopeo ha all’attivo un solo album “Bar Mediterraneo” che è stato la piacevole (e molto ricercata) scoperta del 2022. Mentre come “Nu Guinea”, precedente nome della band, avevano dato alle stampe due dischi registati in studio. Il concerto, cui hanno assistito circa 5.000 persone, è stato preceduto da un bel dj set di un’oretta abbondante che ha scaldato l’ambiente (ma non ce n’era bisogno viste le torride temperature di quel giorno), e impostato la rotta di avvicinamento al sound campano. I “Nu Genea”, in brillante forma, sono uno speciale connubio di funk, disco, elettronica, ritmi tribali e pop folk che mette subito di buon umore. Supportati dalla considerevole voce di Fabiana Martone, vestita con grandi dorate ali di farfalla, accompagnati da chitarra, batteria, percussioni, sassofoni e flauti i Nu hanno dipanato il loro repertorio in una lunga tirata, facendo vivere le atmosfere e contaminazioni del Mediterraneo, in un viaggio che non sembra conoscere mai fine. Se non siete originari della Campania non capirete una sola parola delle canzoni, ma il ritmo vi fluirà nel sangue e vi sentirete meno soli e meno tristi.

Il 17 luglio si torna all’auditorium per ascoltare la giovane e promettente Madame, che si ama o si odia senza possibilità di scelta.

Pubblico in visibilio e grande tifo calcistico. Le canzoni sono fresche, i testi sono terribili (nel senso che raccontano spesso cose brutte e cattive), le doti canore non mancano. Eppure la prima parte del concerto è stata funestata da un livello audio particolarmente infelice, tant’è che non si capiva un tubo di ciò che la ragazza cantava. Il vostro corrispondente, inoltre, non è ferrato e dunque si è perso gran parte della magia, ma a giudicare da un considerevole numero di invasate, su cui tornerò a breve, i testi erano di sicuro belli e pregnanti. Le cose hanno preso una piega diversa nella seconda parte, quando il concerto si è fermato per l’abituale seduta psicanalitica. Madame ha smesso di cantare ed ha chiesto al pubblico di confessarsi apertamente. Ed è stato tutto un felice e coloratissimo coming out con baci, confessioni e tenerezze di ragazze. Madame è un’icona lesbo di notevole taratura (durante il concerto sono volati reggiseni sul palco) ed una delle invasate di cui sopra, che ha passato TUTTO il concerto a cantare e farsi selfie salendo e scendendo in continuazione le scale dell’auditorium, ha dichiarato che il suo primo amore è stata la prof di matematica al liceo. Cuoricini. Poi il concerto è ripreso, più lento e riflessivo, l’audio ha ripreso quota e siamo stati felici e ci siamo tutti sentiti unici come gli unicorni. Menzione speciale per la batterista dai lunghi capelli neri che ha sostenuto la ritmica con grande forza e capacità. Sembrava uscita dal film horror “The ring”, ma mi ha molto favorevolmente colpito. 

Roma regala, infine, ulteriori emozioni il 28 luglio. Stessa location, artista diverso. Questa volta tocca a Diodato che sale sul palco con pantaloni a zampa di elefante e camicia nera traforata, con colletto anni ’70.

Un po’ meno pubblico rispetto ai precedenti eventi sopra descritti. Gruppo musicale di ottimo livello, specie nella parte ritmica con grandi tamburi. Ma non è mancato il violino e, soprattutto, la sezione dei fiati che ha lavorato in modo pazzesco. Confesso che il concerto non mi ha molto scaldato il cuore. Diodato è bravo, ha una voce molto bella, i testi delle sue canzoni sono profondi e poetici, ma dopo un po’ è come se si riascoltasse sempre la stessa canzone, magari in tonalità diversa. Anche in questa occasione si sono alternati pezzi più noti e sostenuti a canzoni più raccolte e meditative. Ho apprezzato in particolare gli ultimi brani e la parte dei bis, in cui di nuovo il pubblico si è raccolto sotto il palco, ha intonato i cori e ballato con gioia, scattando foto e allungando le mani per toccare il proprio beniamino. Vita meravigliosa.

Bonus track: l’8 agosto Raphael Gualazzi si è esibito, aggratis, a Pescocostanzo, nelle verdi valli d’Abruzzo (non lontano da Roccaraso).

Un concerto nella bella e storica piazza del paese, su un palco minimal con sullo sfondo la chiesa e dinanzi la sede del municipio. Unici strumenti ammessi: pianoforte, batteria e contrabbasso. Il Gualazzi ha sfoggiata tutta la sua bravura di compositore correndo su e giù sulla tastiera in una serie di scale infinite, swingando e jazzando, come se non ci fosse un domani. Molti brani standard dei bei tempi che furono (anni 30 e 40 in particolare) e la giusta dose di ironia e gentilezza hanno scaldato gli astanti (molti muniti di piumino invernale) e fatto trascorrere il tempo in armonia con l’intero universo. Gualazzi ha la postura dell’amico pacioso e fedele ed i due musicisti di contorno hanno suonato con notevole bravura. Nessuno si è fatto male e la serata si è conclusa dolcemente scivolando via. Per il momento la chiudiamo qui.

A ben risentirci e leggerci.

ViCuAEffe